Da “casa della nutrice” al “Progetto link”
Il Progetto “Casa della Nutrice” è stato promosso ed avviato da ASST Sette Laghi, di cui Fondazione è partner, con finanziamento di Regione Lombardia per assicurare, attraverso l’ampliamento ed il consolidamento dei servizi offerti, una immediata risposta socio-sanitaria e assistenziale alle donne vittime di violenza e ai loro figli.
Il progetto ha previsto una fase d’avvio della durata di 12 mesi con la collaborazione dei soggetti firmatari del Protocollo Operativo, rinnovato il 2 agosto 2023.
Il progetto di è concluso il 30/06/2024 con una prosecuzione fino al 31/12/2024.
“Casa della Nutrice” si è avvalsa di un equipe multidisciplinare al servizio delle donne vittime di violenza di genere e ai loro figli.
Ha garantito consulenza anche in situazioni emergenziali collaborando con gli Operatori del Comparto Sanitario, i Servizi Territoriali e le Forze dell’Ordine.
Le operatrici di “Casa della Nutrice” sono state reperibili telefonicamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e sono disponibili presso la sede sita in Piazza Biroldi, angolo Via Filippo del Ponte dal lunedì al sabato, negli orari prestabiliti.
Il progetto “Casa della Nutrice” ha coinvolto 134 donne dal Gennaio 2024 al 31 Dicembre 2024.
ASST SETTE LAGHI valutando l’operatività sperimentale del progetto “Casa della Nutrice”, ha fatto emergere alcuni assi evolutivi e innovativi dando vita al Progetto LINK: la necessità di un servizio che non sia fisicamente da raggiungere ma che raggiunga la donna vittima di violenza laddove è presa in carico per l’emergenza sanitaria; la necessità di un servizio che favorisca la donna vittima di violenza nel non perdersi nelle “terre di mezzo” tra l’accesso ai servizi sanitari (PS e reparti ospedalieri), ed i servizi “specialistici” territoriali della Rete Territoriale Interistituzionale Antiviolenza (RIV) e i servizi della tutela giudiziaria; la necessità di un servizio con la professionalità appropriata per far emergere da cripto-maltrattamenti e accompagnare le donne con “fatiche o resistenze socio-culturali” nel percepire i servizi della RIV come opportunità.